SCRIGNO DI GEODIVERSITÀ A TREASURE TROVE OF GEODIVERSITY e Comune di POLCENIGO Assessorato all’Ambiente
Quando parliamo di natura pensiamo subito a piante e animali. Ma c'è un altro aspetto fondamentale che ne costituisce le fondamenta: la geodiversità. Questo termine indica la varietà di rocce, minerali, fossili, forme del paesaggio e processi naturali che, nel corso di milioni di anni, hanno modellato la Terra. Proprio come la biodiversità è essenziale per la vita, la geodiversità crea le condizioni fisiche che la rendono possibile. Dove il suolo, le rocce e i paesaggi sono diversi, è più probabile trovare anche una ricca varietà di ambienti e di esseri viventi. Conoscere i geositi significa capire meglio il territorio in cui viviamo, apprezzarne la storia naturale, imparare a rispettarlo e trovare nuove chiavi per uno sviluppo sostenibile. Valorizzare la geodiversità, infatti, non è solo un esercizio accademico: è un investimento culturale, educativo e ambientale per le generazioni future. All’interno di questa ricchezza si trovano i geositi: luoghi speciali dove la storia della Terra è scritta nelle rocce. Un geosito può raccontare di antichi mari, di vulcani spenti, di glaciazioni o di eventi tettonici. Alcuni sono noti per i loro fossili, altri per le forme del paesaggio (i cosiddetti geomorfositi), altri ancora per la composizione chimica o mineralogica delle rocce. Osservare un geosito è come sfogliare una pagina del libro geologico del nostro pianeta: questi luoghi sono testimonianze visibili del tempo profondo, spesso affascinanti e accessibili anche al pubblico. Sono anche strumenti educativi straordinari e risorse preziose per il turismo sostenibile. Il Sindaco Antonio Del Fiol Assessore all’Ambiente, Turismo e Cultura Fabio Pegoraro Nonostante le sue dimensioni contenute, il Friuli Venezia Giulia è ricchissimo di geositi. La varietà geologica della regione copre quasi mezzo miliardo di anni di storia naturale e abbraccia montagne, grotte, coste, fiumi fossili e formazioni rocciose uniche. Una legge per proteggere il patrimonio geologico Nel 2016 il Friuli Venezia Giulia ha approvato una legge regionale (n. 15/2016) che tutela il patrimonio geologico e speleologico. La norma riconosce l’importanza scientifica, culturale ed educativa dei geositi e promuove la loro valorizzazione anche in chiave turistica e pianificatoria. La geodiversità è la varietà di rocce, forme del paesaggio e processi naturali che hanno modellato la Terra. È il “patrimonio geologico” che racconta la storia del nostro pianeta e crea le condizioni per la vita.
When we talk about nature, we often immediately think of plants and animals. But there is another fundamental aspect that represents its foundation: geodiversity. This term refers to the variety of rocks, minerals, fossils, landscape forms, and natural processes that, over millions of years, have shaped the Earth. Just as biodiversity is essential for life, geodiversity creates the physical conditions that make it possible. Where soil, rocks, and landscapes are diverse, we are more also likely to encounter a rich variety of environments and living organisms. Getting to know geosites means better understanding the land in which we live, appreciating its natural history, learning to respect it, and finding new keys to sustainable development. Valuing geodiversity, in fact, is not just an academic exercise but also a cultural, educational, and environmental investment for future generations. Within this wealth we find the geosites. These are special places where the Earth’s history is written in the rocks. A geosite can recount the story of ancient seas, extinct volcanoes, glaciations, or tectonic events. Some are known for their fossils, others for their landscape forms (the so-called geomorphosites), and still others for the chemical or mineralogical composition of their rocks. Observing a geosite is like turning a page in a book of our planet’s geological history. These places are visible testimonies of deep time, often fascinating and accessible to the public. They are also extraordinary educational tools and valuable resources for sustainable tourism. The Mayor Antonio Del Fiol Local Councilor responsible for Environment, Tourism, and Culture Fabio Pegoraro Despite its small size, Friuli Venezia Giulia is incredibly rich in geosites. The region’s geological diversity spans nearly half a billion years of natural history, encompassing mountains, caves, coastlines, fossil rivers, and unique rock formations. A law to protect geological heritage In 2016, the Regional government of Friuli Venezia Giulia passed a regional law (No. 15/2016) protecting its geological and speleological heritage. The law recognizes the scientific, cultural, and educational importance of geosites and their promotion and publicizing, including for tourism and planning purposes. Geodiversity is the variety of rocks, landscape forms, and natural processes that have shaped the Earth. It is the “geological heritage” that recounts the story of our planet and creates the conditions for life.
Iniziativa realizzata con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Servizio geologico ai sensi della LR 15/2016 This initiative was implemented with the contribution of the Autonomous Region of Friuli Venezia Giulia Geological Survey pursuant to Regional Law 15/2016 progetto di Divulgando srl testi di Barbara Buttignol, Barbara Grillo, Rodolfo Riccamboni disegni di Barbara Buttignol traduzioni di Paul Tout 1 > Indice < Index un geosito di importanza nazionale La sorgente del Gorgazzo The Gorgazzo spring a geosite of national importance Complesso di scogliera del Col dei S’cios La Formazione del calcare del Monte Cavallo The Limestone Formation of Monte Cavallo Reef complex at Col dei S’cios L’orma del dinosauro The Dinosaur’s Footprint 2 4 La scogliera corallina giurassica I calcari di Polcenigo The Polcenigo limestones The Jurassic coral reef 3
MALGA COL DEI S’CIOS COL DEI S’CIOS MEZZOMONTE COLTURA ORMA DEL DINOSAURO SENTIERO GEOPALEONTOLOGICO COSTA CERVERA GRAN CROCE CASERA BOS RUDERI TORRIONI LA FORMAZIONE DEL CALCARE DEL MONTE CAVALLO SORGENTE DEL GORGAZZO I CALCARI DI POLCENIGO CON I CORALLI POLCENIGO EX BAR DA STALE 981-982 981
un geosito di importanza nazionale > La sorgente del Gorgazzo < The Gorgazzo spring a geosite of national importance S 1 In geologia, una sorgente è un punto naturale in cui l’acqua sotterranea fuoriesce spontaneamente dal terreno, affiorando in superficie. Può derivare da falde acquifere che incontrano strati impermeabili o da fratture nelle rocce. In geology, a spring is a natural point where underground water spontaneously emerges from the ground, emerging at the surface. It can originate from aquifers encountering impermeable layers or from fractures in the rocks.
Gallerie del Gorgazzo (foto K. Starnawski, 2019) Gorgazzo galleries (photo K. Starnawski, 2019) S
Le sorgenti del Fiume Livenza (Gorgazzo, Santissima, Molinetto) sono un sito di rilevante interesse geologico, scientifico e paesaggistico, individuate e tutelate come Geosito dalla Regione Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il Dipartimento di Matematica, Informatica e Geoscienze dell’Università di Trieste. Tutte e tre sgorgano alla base della scarpata sud-orientale del Massiccio carsico del Cansiglio – Cavallo, a una quota tra i 30 e i 50 m s.l.m., e formano tre rami che confluendo generano il Fiume Livenza. Sono uno dei più interessanti sistemi di idrogeologia carsica a livello nazionale e i punti principali di emersione di un’estesa falda acquifera, formata dalle acque meteoriche che si raccolgono nell’altopiano del Cansiglio – Cavallo e che fluiscono in profondità attraverso le fratture e le numerose grotte. In particolare la sorgente del Gorgazzo è la seconda cavità a sifone più profonda d’Italia con -222 m dal piano campagna ed uno sviluppo di circa 700 m, in gran parte verticale. Le immersioni subacquee, dopo un lungo periodo di divieto, sono regolamentate dalla Delibera del Consiglio Comunale n. 28 del 16.04.2014. The sources of the Livenza River (the Gorgazzo, Santissima and Molinetto) are a site of significant geological, scientific and landscape interest, identified and protected as a Geosite by the Region Friuli Venezia Giulia in collaboration with the Department of Mathematics, Computer Science and Geosciences of the University of Trieste. All three arise at the base of the south-eastern slope of the Cansiglio-Cavallo karst massif, at an altitude of between 30 and 50 m above sea level, and form three branches that merge to generate the Livenza River. These represent the main emergence points of an extensive aquifer and, at a national level, one of the most interesting karst systems in Italy because all the rainwater collects on the Cansiglio - Cavallo plateau and flows into the depths through the fractures and numerous caves. In particular, the spring of the Gorgazzo is the second deepest vauclusian spring in Italy at 222 metres below ground level, and is laid out over about 700 m of galleries, mostly vertical. Scuba diving, after a long period of prohibition, is now regulated by a resolution of the Municipal Council n. 28 dated 16.04.2014. Localizzazione del geosito (Carta Tabacco 1:25000 Foglio 12 - Autorizzazione N° 2015). Location of the geosite (Carta Tabacco 1:25000 Sheet 12 - Authorization No. 2015). La sorgente del Gorgazzo in ogni periodo dell’anno offre spettacolari giochi di luce e trasparenze (foto Sergio Del Mese). The Gorgazzo spring offers spectacular plays of light and transparency in every period of the year (photo: Sergio Del Mese). Gallerie del Gorgazzo (foto K. Starnawski, 2019) Gorgazzo galleries (photo K. Starnawski, 2019)
Il Gorgazzo, nascosto fra alberi e rocce, è localmente chiamato “el Buso” e le sue acque limpide e gelide dalla colorazione azzurra e dagli innumerevoli riflessi vengono così descritte da Marinelli nel 1877: “Prendete il colore dello smeraldo, quello delle turchesi, quello dei berilli, gettateli in un mare di lapislazzuli, in modo che tutto si fonda e ad un tempo conservi l’originalità sua propria ed avrete la tinta di quella porzione di cielo liquida che si chiama il Gorgazzo!”. The Gorgazzo, hidden among trees and rocks, is locally called “el Buso” and its clear and icy waters with a blue colour and countless reflections were described by Marinelli in 1877 as follows: “Take the colour of emerald, that of turquoise, that of beryl, throw them into a sea of lapis lazuli, so that everything merges and at the same time preserves its own originality and you will have the colour of that piece of liquid sky called the Gorgazzo!”. Uno dei primi pozzi della sorgente del Gorgazzo durante le esplorazioni. Sono ben evidenti sulle pareti i fossili di rudiste dal colore rossiccio, che sono la testimonianza dell’antico mare caldo tropicale che caratterizzava queste zone fino a 65 milioni di anni fa. (Foto Roberto Rinaldi, Centro Pordenonese Sommozzatori e Archivio Università di Trieste - CGEB). One of the first potholes of the Gorgazzo source during exploration. The reddish rudist fossils are clearly visible on the walls, evidence of the ancient warm tropical sea that characterised these areas up to 65 million years ago. (Photo Roberto Rinaldi, Centro Pordenonese Sommozzatori and Archivio Università di Trieste - CGEB). A B Rilievo topografico Sorgente del Gorgazzo Topographic survey of the Gorgazzo spring SEZIONE GEOLOGICA Geological section A B 61 | Sorgente del Gorgazzo Per approfondimenti vi invitiamo a consultare il Catasto speleologico del Friuli Venezia Giulia To learn more, we invite you to consult the Speleological Cadastre of Friuli Venezia Giulia.
Le esplorazioni subacquee, molto tecniche ed impegnative, sono state condotte da numerosi speleo-subacquei di diversi gruppi nazionali ed internazionali. La prima immersione, di cui si ha notizia certa, è stata effettuata da uno speleosub del Circolo Idrologico Speleologico Friulano il 13 dicembre 1964 fino alla profondità di -21 m. Nel maggio del 1967 G. Cobol raggiunse i -64 m di profondità, superati nello stesso anno da W. May, C. Hayes e S. Piccini, che raggiunsero la profondità di -80 m. Nel 1987 L. Russo e M. Martini scesero fino a -108 m. Il 31 dicembre 1992 le immersioni dello svizzero J.J. Bolanz e della sua équipe culminarono raggiungendo la quota di -131 m. In quest’ultima occasione L. Casati esplorò una diramazione tra -90 e -104 m. Sempre Casati ritornò con il suo team nel febbraio del 2008 e raggiunse la profondità di -212 m, facendo diventare il Gorgazzo all’epoca la cavità a sifone più profonda d’Italia. Nel 2019 lo speleosub polacco K. Starnawski esplorò fino a –222 m lasciando davanti a sé ancora grandi gallerie. Very technical and demanding underwater exploration efforts have been conducted by many cave divers from various national and international groups. The first dive, of which there is certain news, was carried out by a cave diver from the Circolo Idrologico Speleologico Friulano on 13th December 1964 to a depth of minus 21 m. In May 1967 G. Cobol reached a depth of -64 m, surpassed that same year by W. May, C. Hayes and S. Piccini, who reached a depth of -80 m. In 1987 L. Russo and M. Martini descended to -108 m. On 31st December 1992 the dives of the Swiss J.J. Bolanz and his team culminated reaching a depth of -131 m. On this last occasion L. Casati explored a branch between -90 and -104 m. Casati returned with his team in February 2008 and reached a depth of -212 m, making the Gorgazzo the deepest siphon cavity in Italy at the time. In 2019, the Polish cave diver K. Starnawski explored up to -222 m, leaving large galleries ahead of him. La sorgente del Gorgazzo durante un periodo di piena: essendo una sorgente di “troppopieno”, l’acqua scorre se trabocca dalla soglia. The Gorgazzo source during a period of flood. Being an “overflow” source, the water flows from the threshold if it overtops it. Il letto del torrente del Gorgazzo in secca, quando non piove da una decina di giorni. In realtà l’acqua scorre sotto la superficie. The bed of the Gorgazzo stream when dry, after it has not rained for about ten days. In reality, the water flows under the ground surface.
> Le sorgenti Santissima e Molinetto < The Santissima and Molinetto springs La Santissima e il Molinetto hanno una temperatura media annua rispettivamente di 9,5°C e 11°C. Sono entrambe sorgenti per soglia di permeabilità sottoposta, in quanto i conglomerati, complesso “meno permeabile”, si trovano sottoposti ai calcari “più permeabili”. Hanno regimi sorgivi permanenti: se la sorgente del Gorgazzo è caratterizzata da un regime irregolare con elevati picchi di portata, che si normalizzano dopo poche ore, la Santissima e il Molinetto hanno un flusso continuo, oscillazioni del livello idrico contenute, tempi di esaurimento della piena più lunghi. Nel 2007 e nel 2016 è stato effettuato un test di tracciamento immettendo il tracciante in due grotte che si trovano nella piana del Cansiglio, accertando la provenienza delle acque da questo altopiano con tempi di risposta di circa una settimana nelle sorgenti Santissima e Molinetto. Nessuna risposta certa invece dal Gorgazzo. The Santissima and Molinetto have an average annual temperature of 9.5°C and 11°C respectively. They are both springs due to the permeability threshold imposed by the underlying conglomerates, a “less permeable” geology, beneath the “more permeable” limestones. They both have permanent spring regimes, whilst the Gorgazzo spring is characterised by an irregular regime with high peak flows, which normalise after a few hours, while the Santissima and Molinetto have a continuous flow, limited oscillations in the water level, and longer flood exhaustion times. In 2007 and 2016, a tracing test was carried out by introducing the tracer into two caves located beneath the Cansiglio plateau, ascertaining the origin of the waters from this plateau with response times of about a week in the Santissima and Molinetto springs. No certain response was obtained from the Gorgazzo. A sinistra la sorgente della Santissima, a destra il Molinetto visibili lungo la strada pedemontana. On the left, the Santissima spring, on the right, the Molinetto spring visible along the road at the foot of the mountain.
Complesso di scogliera del Col dei S’cios > La Formazione del calcare del Monte Cavallo < The Limestone Formation of Monte Cavallo Reef complex at Col dei S’cios Cil calcare è una roccia sedimentaria di origine chimica o organogena, composta prevalentemente da carbonato di calcio (CaCO₃) sotto forma di calcite o aragonite. 2 F C Limestone is a sedimentary rock of chemical or organogenic origin, composed primarily of calcium carbonate (CaCO₃) in the form of calcite or aragonite. 1 cm
Il Col dei S’cios (o Schiosi) rappresenta un sito di rilevante interesse geologico, tanto da essere riconosciuto e tutelato come Geosito dalla Regione Friuli Venezia Giulia ( ). Questo luogo da secoli è apprezzato dai ricercatori per le sue peculiarità paleontologiche e geologiche, in particolare, sono da evidenziare gli affioramenti fossili a rudiste (Fm. del Calcare di Monte Cavallo), che caratterizzano la parte meridionale della dorsale del Monte Candaglia. Tra i pionieri degli studi paleontologici del sito, spicca il nome del dott. Giulio Andrea Pirona che, in un suo saggio del 1882, scrisse: “il luogo ha nome Col dei Schiosi (delle chiocciole), derivatogli dalla grande copia di avanzi fossili, specialmente gasteropodi, dei quali quelle roccie corrose e quasi direi guaste dall’azione meteorica sono ripiene, e che talvolta, liberi da ogni aderenza, giacciono disseminati sul suolo”. In poche righe Pirona illustra la straordinaria ricchezza fossilifera del Col dei S’cios, successivamente avvalorata anche da altri ricercatori dell’epoca. È importante sottolineare che molti dei reperti allora rinvenuti da Pirona sono stati asportati nel corso del tempo, sia per scopi scientifici e museali, sia per finalità non sempre destinate alla collettività. In questo contesto, appare pertanto fondamentale promuovere l’importanza della tutela e della conservazione delle testimonianze fossili rimaste in sito. ll Col dei S’cios non si distingue solo per il suo valore paleontologico, ma anche per le sue caratteristiche geologiche. Le “rocce corrose e guaste dall’azione meteorica” offrono uno scenario tipico delle aree carsiche modellate nel tempo dalla persistente azione dell’acqua. Il territorio appare tormentato da un grande numero di doline e le rocce sono segnate da morfologie carsiche di superficie come scannellature, fori di dissoluzione e solchi. Inoltre, l’acqua, penetrando tra le fratture delle rocce, crea profonde cavità che fungono da dreni verticali e costituiscono un’importante area di alimentazione per le sorgenti della pedemontana pordenonese. The Col dei S’cios (or Schiosi) is a site of significant geological interest, so much so that it is recognised and protected as a Geosite by the Region Friuli Venezia Giulia ( ). This spot has been appreciated by researchers for centuries for its palaeontological and geological peculiarities, in particular, the rudist fossil outcrops (the Formation of the Limestone of Monte Cavallo), which characterise the southern part of the ridge of Monte Candaglia, are worth highlighting. Among the pioneers of palaeontological studies of the site, the name of Dr. Giulio Andrea Pirona stands out and who, in an essay from 1882, wrote: “the place is called Col dei Schiosi (lit. “hill of the snails”), due to the large quantity of fossil remains, especially gastropods, of which those rocks, corroded and, I would almost say, damaged - by weathering, are filled, and which sometimes, free from any adhesion, lie scattered on the ground”. In a few lines Pirona illustrates the extraordinary fossiliferous richness of the Col dei S’cios, an observation subsequently supported by other researchers of the time. It is important to underline that many of the finds Pirona discovered back then have been removed over time, both for scientific research and museum display, and for purposes not always intended for the community. In this context, it therefore seems essential to promote the importance of protecting and preserving the fossil evidence remaining on site. The Col dei S’cios is not only distinguished by its palaeontological value, but also by its geological characteristics. The “rocks corroded… and damaged by weathering” offer a typical scenario of karst areas shaped over time by the persistent action of water. The zone is riddled by a large number of sinkholes (dolines) and the rocks are marked by surface karst morphologies such as grooves, dissolution holes and furrows. Furthermore, the water, penetrating between the fractures in the rocks, creates deep cavities that act as vertical drains and constitute an important recharge area for the springs of the Pordenone foothills. E
Malga Col dei S’cios Col dei S’cios Polcenigo > Alla ricerca delle rudiste < Bivalvi estinti 66 milioni di anni fa > In Search of Rudists < Bivalves that became extinct 66 Million Years Ago Le rudiste [B, C, F] erano molluschi bivalvi che fecero la loro prima comparsa sulla Terra alla fine del Giurassico, circa 160 milioni di anni fa e si diffusero ampiamente nel corso del Cretaceo. Purtroppo, così come accadde per i dinosauri e per circa il 75 % delle specie, le rudiste scomparvero definitivamente alla fine del Cretaceo (66 milioni di anni fa), con l’ultima estinzione di massa. Come le attuali ostriche, le rudiste erano organismi filtratori che popolavano le piattaforme carbonatiche di un antico mare tropicale. Il nome, introdotto da Lamarck nel 1819, deriva dal latino rudis per l’aspetto grezzo dei loro gusci. Già nel 1599 Ferrante Imperato ne descriveva la forma insolita, paragonandole a “corna di drago” [C]. Dotate di una conchiglia robusta, le rudiste erano organismi costruttori che possedevano due valve tra loro differenti: una fissa al substrato e una mobile. Vivevano solitarie o in colonie, filtrando l’acqua per nutrirsi e riproducendosi tramite larve trasportate dalle correnti. Nel corso di milioni di anni, le rudiste si sono evolute in diverse specie, assumendo varie forme e colonizzando più ambienti di piattaforma. Rudists [B, C, F] were bivalve molluscs that first appeared on Earth at the end of the Jurassic, about 150 million years ago, and spread widely during the Cretaceous. Unfortunately, as befell the dinosaurs and about 75% of extant species at the time, rudists disappeared definitively at the end of the Cretaceous (66 million years ago) in the last mass extinction. Like modern oysters, rudists were filter-feeding organisms that populated the carbonate platforms of an ancient tropical sea. The name, introduced by Lamarck in 1819, derives from the Latin rudis (from which we get the English “rude”) for the rough appearance of their shells. Already by 1599 Ferrante Imperato had described their unusual shape, comparing them to “dragon horns” [C]. Equipped with a robust shell, rudists were constructor organisms that possessed two valves which differed in shape: one fixed to the substrate and one mobile. They lived as solitary organisms or in colonies, filtering water to feed and reproducing through larvae transported by the currents. Over the course of millions of years, rudists evolved into a range of species, assuming various forms and colonising multiple platform environments.
Per promuovere la tutela della geodiversità, è stato realizzato un sentiero geo-paleontologico ( ) che si snoda in un percorso ad anello di 6 km, con un dislivello di 250 metri. L’itinerario offre un’esperienza variegata: una parte del sentiero attraversa le rocce e i boschi del Cansiglio, mentre un’altra si apre su ampi spazi panoramici, regalando suggestive vedute sulla pianura sottostante. Il percorso collega le due malghe principali del Comune di Polcenigo, la Malga Col dei S’cios e la Malga Costa Cervera, offrendo ai visitatori non solo un’esperienza immersiva nella natura, ma anche l’opportunità di conoscere la tradizione locale dell’alpeggio. Il sentiero geo-paleontologico To promote the protection of geodiversity, a geo-palaeontological trail ( ) has been created that winds along a 6 km circular route, with a difference in altitude of 250 metres. The itinerary offers a varied experience with a part of the trail crossing the rocks and woods of the Cansiglio, while another opens onto large panoramic viewpoints, offering evocative vistas of the plain below. The route connects the two main mountain pastures of the Municipality of Polcenigo, the Malga Col dei S’cios and the Malga Costa Cervera, offering visitors not only an immersive experience in nature, but also an opportunity to learn about the local tradition of mountain summer grazing. The geo-palaeontological trail B C
MALGA COL DEI S’CIOS COL DEI S’CIOS MEZZOMONTE POLCENIGO ORMA DEL DINOSAURO SENTIERO GEO-PALEONTOLOGICO COSTA CERVERA GRAN CROCE LA LOBIA CASERA BOS RUDERI IL TORRIONE COL DELLA GALLINA CASERA BUSA BERNART EX BAR DA STALE 982 982 982 981-982 981 TRACCIATO DEL SENTIERO TRAIL ROUTE sei qui you are here NORD 500 m G 1 cm
L’area del Cansiglio - Cavallo, al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, conserva le tracce di un lontano passato, risalente a milioni di anni fa, quando l’Italia e le Alpi non esistevano ancora. Tra il Giurassico e il Cretaceo (da 200 a 66 milioni di anni fa) l’attuale territorio del Friuli Venezia Giulia era un’ampia piattaforma carbonatica marina, situata alla latitudine dei tropici e denominata Piattaforma Friulana. Immerse nel clima caldo del Mesozoico, le piattaforme carbonatiche esercitarono un ruolo predominante in tutto il paesaggio marino delle fasce intertropicali, creando paesaggi simili alle attuali Bahamas, favorevoli alla proliferazione della vita. Nel tempo i sedimenti marini si sono trasformati in rocce calcaree e gli organismi in fossili. In particolare, il Calcare del Col dei S’cios, rappresenta la base della Formazione di Monte Cavallo ed è indicativo di uno degli episodi di massimo sviluppo delle biocostruzioni a rudiste, che si instaurarono sulla piattaforma carbonatica nelle fasi di trasgressione marina tra il basso-medio Cenomaniano (100-95 milioni di anni fa). Tra i fossili più rappresentativi troviamo i molluschi bivalvi [G] con numerose specie di rudiste della famiglia Caprinidae [B, F], tra le quali spicca Caprina schiosensis Boehm [F] e altri generi meno rappresentati come Apricardia e Radiolites [C]. Numerosi sono i gasteropodi della famiglia Nerineidae [E] e Acteonellidae [A], sporadici risultano i coralli [D]. The Cansiglio - Cavallo area, lying on the border between Veneto and Friuli Venezia Giulia, preserves traces of a distant past, dating back millions of years, when Italy and the Alps did not yet exist. Between the Jurassic and Cretaceous periods (from 200 to 66 million years ago), the current area covered by Friuli Venezia Giulia was a large marine carbonate platform, lying at the latitude of the tropics and called the Friulian Platform. Set in the warm climate of the Mesozoic, the carbonate platforms played a predominant role in the entire marine landscape of the intertropical zones, creating landscapes similar to today’s Bahamas and favourable to the proliferation of life. Over time, the resulting marine sediments were transformed into limestone rocks and the organisms into fossils. In particular, the Col dei S’cios Limestone represents the base of the Monte Cavallo Formation and is indicative of one of the episodes of maximum development of rudist bioconstructions, which were established on the carbonate platform during the marine transgression phases (and during which sea levels rise) between 100 and 95 million years ago, the Lower and Middle Cenomanian. Among the most representative fossils we find bivalve molluscs [G] with numerous species of rudists of the Caprinidae family [B, F], among which Caprina schiosensis Boehm [F] stands out and other less represented genera such as Apricardia and Radiolites [C]. There are many gastropods of the families Nerineidae [E] and Acteonellidae [A], while corals are sporadic [D]. La Piattaforma Friulana Un antico mare tropicale The Friulian Platform An ancient tropical sea A D
ZONA DI PIATTAFORMA PLATFORM ZONE Coralli / Corals (Cnidaria) Rudiste / Rudists (Radiolites) Rudiste / Rudists (Caprinidae) Bivalvi Bivalves Gasteropodi Gastropods Ricostruzione della disposizione dei continenti circa 100 milioni di anni fa. Posizione della Piattaforma Friulana. Reconstruction of the arrangement of the continents about 100 million years ago. Position of the Friulian Platform.
> I calcari di Polcenigo < S 3 Una scogliera corallina è una formazione geologica e biologica composta principalmente dallo scheletro calcareo dei coralli e da altri organismi marini (come alghe calcaree, molluschi, spugne e ricci di mare) che si sono accumulati nel tempo. La scogliera corallina giurassica The Polcenigo limestones The Jurassic coral reef A coral reef is a geological and biological formation composed primarily of the calcareous skeleton of corals and other marine organisms (such as calcareous algae, molluscs, sponges, and sea urchins) that have accumulated over time.
I Calcari di Polcenigo rappresentano la testimonianza fossile di un antico ecosistema marino che si sviluppò nell’area del Cansiglio-Cavallo nel Giurassico superiore, tra 155 e 150 milioni di anni fa. Prima della formazione delle Alpi, avvenuta con l’orogenesi alpina, Polcenigo era parte integrante di una vasta piattaforma carbonatica conosciuta come Piattaforma Friulana. Situata a latitudini tropicali e immersa nel caldo clima del Mesozoico, quest’area ospitava un ambiente marino ricco di vita. Paragonabile alle attuali Bahamas, la Piattaforma Friulana, si distingueva per i suoi fondali poco profondi, composti principalmente da carbonato di calcio e immersi in acque calme, calde e ricche di nutrienti. Alla fine del Giurassico, grazie a condizioni ambientali stabili e favorevoli, numerosi organismi costruttori trovarono, lungo i margini occidentali di questa piattaforma, il luogo ideale in cui proliferare. Si formò, così, un imponente sistema di scogliera, composto da coralli di diverse forme e dimensioni: dai più delicati e ramificati, che preferivano le zone tranquille, a quelli più massicci che resistevano alle forti correnti del moto ondoso. Questo ecosistema divenne un rifugio ideale per molte altre forme di vita come ricci di mare, molluschi e spugne. I resti fossili dell’antica scogliera giurassica sono oggi conservati tra questi strati rocciosi, conosciuti con il nome geologico di Calcari di Polcenigo. L’elevata quantità e diversificazione dei reperti, nonché l’estensione dell’area occupata rendono questo affioramento unico per la sua bellezza e specificità. The Polcenigo limestones represent fossil evidence of an ancient marine ecosystem that developed in the Cansiglio-Cavallo area during the Late Jurassic, between 155 and 150 million years ago. Before the formation of the Alps during the Alpine Orogeny, Polcenigo was an integral part of a vast carbonate platform known as the Friulian Platform. Located at tropical latitudes and immersed in wenvironment rich in animal and plant life. Comparable to the modern-day Bahamas, the Friulian Platform was distinguished by its shallow seabed, composed primarily of calcium carbonate and immersed in calm, warm, and nutrient-rich waters. At the end of the Jurassic, as a result of the stable and favourable environmental conditions, numerous reef-building organisms found the ideal context to proliferate along the western edges of this platform. This resulted in the formation of an impressive reef system, composed of corals of various shapes and sizes, from the most delicate and branched, which preferred calm areas, to the more massive ones able to resist strong waves and currents. This ecosystem became an ideal refuge for many other life forms, such as sea urchins, molluscs and sponges. Today, the fossil remains of the ancient Jurassic reef are preserved among these rock layers, known geologically as the Polcenigo Limestones. The large quantity and diversity of the finds, as well as the size of the area occupied, make this outcrop unique for its beauty and specificity. Principali forme di accrescimento dei coralli di scogliera Principal growth forms of reef corals Incrostanti / Encrusting Massicci / Massive Ramificati / Branched Stratiformi Stratiform
> L’orma del dinosauro < D 4 Un’impronta fossile di dinosauro è un tipo di traccia fossile (o icnofossile) che conserva la traccia lasciata dal passaggio di un dinosauro su un sedimento morbido, come fango o sabbia, successivamente induritosi e trasformato in roccia. The Dinosaur’s Footprint A dinosaur footprint is a type of trace fossil (or ichnofossil) that preserves the track left by a dinosaur's passage through soft sediment, such as mud or sand, which subsequently hardened and was transformed into rock. Saurischi Ornitischi
In Italia le orme di dinosauro sono relativamente poco frequenti, tanto che fino al 1985 non se ne era mai trovata una. Nel libro dei Geositi del Friuli Venezia Giulia si scrive che complessivamente nelle Dolomiti Friulane, in particolare nei comuni di Claut, Cimolais e Andreis, si conoscono una dozzina di massi con orme fossili di dinosauro e di altri tetrapodi terrestri, tutti in Dolomia Principale, una roccia sedimentaria originata da fanghi e sabbie carbonatiche depositate in un ambiente di piana tidale. In seguito al ritrovamento dell’orma di Casera Casavento tra il 1994 e il 1996 numerosi massi con impronte sono state rinvenute da Mauro Caldana di Cordenons, che ha continuato a trovare nuovi reperti paleoicnologici anche successivamente. A seconda della forma del bacino i dinosauri si suddividono in Saurischi (con bacino da rettile o meglio “bacino da lucertola”, dal greco “sáuros” = lucertola e “ischíon” = bacino) ed Ornitischi (con bacino da uccello, dal greco ornithòs). Dei Saurischi fanno parte i Teropodi (carnivori predatori come il Tyrannosaurus rex, l’Allosaurus e il Velociraptor) e i Sauropodomorfi (erbivori come l’Apatosauro o il diplodoco che era a 4 zampe come il Brachiosaurus). I primi comprendevano sia forme molto grandi sia specie più piccole ed agili; i Sauropodomorfi raggiungevano notevoli dimensioni. Gli Ornitischi erano invece tutti erbivori, come il Triceratops e i dinosauri dal becco ad anatra, dotati di spine, corazze e aculei per difendersi dai predatori. Le orme di dinosauri “teropodi” triassici di grandi dimensioni sono rare a livello mondiale. Sono un sottordine di rettili fossili dell’ordine Saurischi, bipedi di dimensioni gigantesche, con zampe anteriori corte e dita provviste di artigli, coda lunga e robusta, che serviva per stare meglio in equilibrio e hanno rappresentato gran parte dei carnivori dominanti nell’era mesozoica. Nelle Prealpi Carniche ci sono due luoghi con orme di dinosauro (=icnofossili) facilmente visitabili, una a Claut e una a Polcenigo, impresse su rocce staccate e rotolate, quindi le piste si trovano più in alto del sito. Presso Casera Casavento, sotto la cascata, si trova una coppia di orme di dinosauro teropode del Triassico superiore, una delle quali intera, ben conservata e lunga circa 35 centimetri. Era un animale piuttosto grande, una sorta di grande gallina con l’altezza all’anca stimata in 140-176 cm. Il sito è stato scoperto casualmente da Giampaolo Borsetto nel 1994 mentre riempiva una borraccia. Nel 2018 un ritrovamento altrettanto casuale ad opera di Giuseppe Minatelli ha catturato l’attenzione degli appassionati a Polcenigo: su un blocco di calcare nel bosco ha trovato un’orma di dinosauDinosaur footprints are relatively rare in Italy, so much so that none had ever been found until 1985. The book Geosites of Friuli Venezia Giulia states that in the Friulian Dolomites, particularly in the municipalities of Claut, Cimolais, and Andreis, a dozen boulders containing fossilized dinosaur and other terrestrial tetrapod footprints are known. All are in Main Dolomite, a sedimentary rock originating from carbonate muds and sands deposited in a tidal flat environment. Following the discovery of the Casera Casavento footprints between 1994 and 1996, numerous boulders with footprints were found by Mauro Caldana of Cordenons, who continued to find new palaeo-ichnological finds thereafter. Depending on the shape of their pelvis, dinosaurs are divided into Saurischians (with a reptilian pelvis, or rather “lizard pelvis”, from the Greek “sáuros” meaning lizard and “ischíon”, pelvis) and Ornithischians (with a bird pelvis, from the Greek ornithòs). Saurischians include Theropods (predatory carnivores such as Tyrannosaurus rex, Allosaurus, and Velociraptor) and Sauropodomorphs (the herbivores such as Apatosaurus or the Diplodocus-like Brachiosaurus which walked on all-fours). The former included both very large animals and smaller, more agile species. Sauropodomorphs reached considerable dimensions. Ornithischians, on the other hand like Triceratops and duck-billed dinosaurs, equipped with spines, armour, and quills to defend themselves from predators, were all herbivorous. Worldwide, large Triassic “theropod” dinosaur tracks are rare. They are a suborder of fossil reptiles in the order Saurischia, gigantic bipeds with short forelimbs and clawed toes, and a long, robust tail, which served for balance. They represented a large portion of the dominant carnivores in the Mesozoic Era. In the Carnic Prealps, there are two easily accessible sites with dinosaur tracks (ichnofossils), one in Claut and one in Polcenigo. These tracks are imprinted on loose and rolled rocks, so the tracks are located high-
ro (poi chiamato Beppino in onore dello scopritore), attribuibile a un teropode del Cretaceo (circa 130 milioni di anni fa, quindi più recente di quello di Casavento) che, con la sua andatura bipede, percorreva le antiche terre emerse. Circa 170 milioni di anni fa, il territorio del Cansiglio-Cavallo era sommerso da un oceano, noto come Oceano Ligure-Piemontese, profondo fino a 3000 metri e ornato da piattaforme sottomarine e terre emerse. In alcune zone banchi tropicali simili a quelli delle attuali Maldive accoglievano rigogliose scogliere di coralli. Successivamente con il lento e inesorabile movimento delle placche quell’Oceano scomparve e le montagne, come oggi le conosciamo, presero forma, restituendoci le testimonianze di quel passato. Non è la prima orma su calcare di questa parte del Cansiglio che si trova: nel 1994 a Marina di Ravenna, in Emilia Romagna, durante i lavori sul molo di Porto Corsini, un geologo friulano, Sandro Venturini, individuò delle impronte su uno dei blocchi che servivano alla costruzione dei piloni all’ingresso del porto. L’anno successivo il blocco, dal peso di circa 60 quintali, trovò sistemazione nel giardino botanico del Museo civico di Storia Naturale di Faenza. er up than the site. Near Casera Casavento, below the waterfall, is a pair of theropod dinosaur prints from the Late Triassic, one of which is intact, well-preserved, and approximately 35 centimetres in length. It was a rather large animal, a sort of large chicken, with an estimated height at the hip of 140-176 cm. The site was discovered by chance by Giampaolo Borsetto in 1994 while filling a water bottle. In 2018, an equally chance find by Giuseppe Minatelli caught the attention of enthusiasts in Polcenigo: on a block of limestone in the woods, he found a dinosaur footprint (later named “Beppino” in honour of its discoverer), attributed to a theropod from the Cretaceous period (about 130 million years ago, thus more recent than the Casavento dinosaur) that, with its bipedal gait, roamed the ancient landmass. Around 170 million years ago, the Cansiglio-Cavallo area was submerged by an ocean, known as the Ligurian-Piedmont Ocean, up to 3,000 metres deep and dotted with underwater platforms and emergent land. In some areas, tropical reefs similar to those found in the modern-day Maldives supported lush coral reefs. Subsequently, with the slow and inexorable movement of the plates, that ocean disappeared and the mountains as we know them today took shape, providing us with evidence of that past. This is not the first footprint found in limestone in this part of the Cansiglio, for in 1994, during work on the Porto Corsini pier in the Marina of Ravenna in Emilia Romagna a Friulian geologist, Sandro Venturini, identified tracks on one of the blocks used to construct the piers at the entrance to the port. The following year, the block, weighing approximately 6,000 kilograms, was placed in the botanical garden of the Civic Museum of Natural History in Faenza.
polcenigo.org e La geologia è la scienza che studia la Terra, in particolare la sua composizione, struttura, processi e storia evolutiva. Racconta storie del passato che ci consentono di capire il presente. Geology is the science that studies the Earth, particularly its composition, structure, processes, and evolutionary history. It recounts stories of the past that allow us to investigate the present.
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